Questa mattina CasaPound Firenze si e' recata al cimitero di Trespiano dove ha reso omaggio ai Franchi Tiratori Fiorentini e agli altri caduti della Repubblica Sociale Italia.
Nell'Agosto di tanti anni fa l'Italia viveva l'epilogo di una
grande guerra. I nemici dominavano le alture a Sud di Firenze.
L'esercito di invasione più imponente che avesse mai aggredito l'Italia
da Sud investiva il centro italia, preannunciato dai bombardamenti a
tappeto sulle città di tutta la penisola. Giorno dopo giorno, andava
sgretolandosi un'Italia che in vent'anni era passata ad essere da
periferia dell'Europa a potenza mondiale. E intorno al rullo compressore
di questa enorme armata sciamavano i disertori, i banditi e gli
opportunisti che già assaporavano il gusto del dominio sotto le bandiere
nemiche. Loro, che avevano saputo opporre al sogno di una Grande
Italia nient'altro che divisione e pavidità, raccoglievano le forze per
pugnalare le sue spoglie, una volta che il suo Condottiero ed i suoi
ultimi seguaci fossero definitivamente caduti. E già scendevano
baldanzosi dai loro nascondigli: dai casolari di campagna dove si erano
nascosti per sottrarsi allo sforzo supremo che la nazione chiedeva
loro, dalle fabbriche dove sabotavano la produzione bellica e
alimentare, dalle soffitte dove ogni sera, al passaggio delle formazioni
di bombadieri nemici, violavano il coprifuoco, per meglio indirizzare i
loro carichi di morte.
Dall'altra parte l'esercito
difensore si ritirava, organizzando un'ultima disperata resistenza
sugli appennini. Una manovra complessa, che richiedeva troppo tempo per
essere effettuata senza dover sacrificare un'agguerrita retroguardia.
Già da mesi il reparto che si sarebbe immolato per lasciare ai compagni
in armi un po' di respiro si addestrava e lucidava le armi. Erano
trecento volontari inquadrati nelle formazioni dei tiratori scelti,
disposti a sacrificare il proprio sogno di rivoluzione per animare
nelle generazioni future quello che sarebbe sorto dalla sua
distruzione. Un manipolo di giovani ragazzi e ragazze che, imbracciato
un fucile, avrebbero opposto una ostinata resistenza al nemico ed ai
suoi scagnozzi. Davanti a loro il mondo che crollava, di fronte a loro
il futuro di schiavitù che aspettava i loro amici, i loro figli, le
nuove generazioni di schiavi in attesa di riscatto. Nel loro cuore, la
certezza che il sangue versato avrebbe rinvigorito l'idea di grandezza e
libertà, che avrebbe permesso ai posteri di sognare ancora un'Italia.
Raccontati
così, questi ragazzi non sono diversi dai patrioti del risorgimento: i
giovani toscani caduti a Curtatone e a Montanara, le camicie rosse di
garibaldi, i volontari caduti a difesa della Repubblica Romana . E
tuttavia basta chiamarli col loro nome, Franchi Tiratori, perchè su di
loro cali il lapidario giudizio della storia scritta dai vincitori. Ed
ecco che da eroi questi ragazzi diventano il simbolo del peggiore dei
mali: l'ultimo, terribile gesto di un regime tirannico che intende
trascinare nella sua caduta il proprio popolo. Un dio minore, e
malvagio, cui spetta la parte del "cattivo" nel pantheon mitologico
resistenziale. Eppure, già di per sè, il paradosso storico cui è
soggetta la memoria dei Franchi Tiratori dovrebbe essere sufficiente a
identificare chi fossero, in quei terribili giorni di agosto del 1944 i
veri prosecutori dell'opera ideale del Risorgimento. Se ciò non
bastasse, sarà sufficiente ricordare il loro sacrificio disinteressato,
compiuto nel fiorire della giovinezza, non tanto al servizio dei
contemporanei ma a maggior gloria del sogno che oggi anima la nostra
azione.
Per i Franchi Tiratori, Presente!
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